Il codice del futuro non sarà scritto dalle mani, ma dalle intenzioni. E chi non ha mai programmato in vita sua sarà protagonista della prossima rivoluzione.
In un’epoca in cui la tecnologia si fa sempre più accessibile, stiamo entrando in una nuova fase: il Vibe Coding.
Un approccio in cui la capacità di tradurre un’idea in software non richiede più conoscenze tecniche, ma chiarezza di visione e intelligenza nell’uso dell’AI.
In questo episodio di Scenari, Alberto Mattiello ci guida dentro questo cambiamento epocale: una trasformazione che potrebbe democratizzare la creazione tecnologica tanto quanto la fotografia digitale ha democratizzato l’arte visiva.
Tra i protagonisti di questo nuovo ecosistema:
• Replit, la piattaforma cloud che ti permette di creare applicazioni complesse semplicemente raccontandole in linguaggio naturale, senza scrivere codice.
• Anthropic, con il suo avanzato modello Claude 3.7, scelto da Replit per tradurre le intenzioni degli utenti in software funzionante.
• Google Gemini 2.5 Pro, che ha ampliato la capacità di gestione simultanea di codice e contesto, aprendo la strada a una nuova generazione di sviluppo software.
Il Vibe Coding non è solo un’evoluzione tecnica: è una mutazione culturale.
“Non devi più sapere come costruire. Devi sapere cosa vuoi costruire.”
Proprio come la fotografia digitale ha reso l’arte visiva accessibile a milioni di persone, oggi il Vibe Coding promette di democratizzare la creazione tecnologica: dalla prototipazione rapida di idee imprenditoriali alla costruzione di applicazioni personali, fino alla nascita di nuove professioni.
Tra le opportunità già concrete:
• Prototipazione rapida di nuovi servizi aziendali o prodotti digitali
• Creazione di applicazioni personalizzate senza dipendere da software standardizzati
• Democratizzazione dello sviluppo all’interno delle organizzazioni
• Riduzione drastica dei cicli di ideazione, sviluppo e test.