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60. Vibe coding: Il futuro del linguaggio di programmazione

Il codice del futuro non sarà scritto dalle mani, ma dalle intenzioni. E chi non ha mai programmato in vita sua sarà protagonista della prossima rivoluzione.

In un’epoca in cui la tecnologia si fa sempre più accessibile, stiamo entrando in una nuova fase: il Vibe Coding.

Un approccio in cui la capacità di tradurre un’idea in software non richiede più conoscenze tecniche, ma chiarezza di visione e intelligenza nell’uso dell’AI.

In questo episodio di Scenari, Alberto Mattiello ci guida dentro questo cambiamento epocale: una trasformazione che potrebbe democratizzare la creazione tecnologica tanto quanto la fotografia digitale ha democratizzato l’arte visiva.

Tra i protagonisti di questo nuovo ecosistema:

Replit, la piattaforma cloud che ti permette di creare applicazioni complesse semplicemente raccontandole in linguaggio naturale, senza scrivere codice.

Anthropic, con il suo avanzato modello Claude 3.7, scelto da Replit per tradurre le intenzioni degli utenti in software funzionante.

Google Gemini 2.5 Pro, che ha ampliato la capacità di gestione simultanea di codice e contesto, aprendo la strada a una nuova generazione di sviluppo software.

Il Vibe Coding non è solo un’evoluzione tecnica: è una mutazione culturale.


“Non devi più sapere come costruire. Devi sapere cosa vuoi costruire.”

Proprio come la fotografia digitale ha reso l’arte visiva accessibile a milioni di persone, oggi il Vibe Coding promette di democratizzare la creazione tecnologica: dalla prototipazione rapida di idee imprenditoriali alla costruzione di applicazioni personali, fino alla nascita di nuove professioni.

Tra le opportunità già concrete:

Prototipazione rapida di nuovi servizi aziendali o prodotti digitali

Creazione di applicazioni personalizzate senza dipendere da software standardizzati

Democratizzazione dello sviluppo all’interno delle organizzazioni

Riduzione drastica dei cicli di ideazione, sviluppo e test.